sabato 12 novembre 2011


Poichè questo blog non vorrebbe parlare solo di vestiti, poichè la moda non è solo questa, vorrei scrivere di un altra tendenza degli ultimi anni: il cibo.
Il cibo salutare. Il cibo bio. Il cibo a km 0. Il cibo da discount. Il cibo da foodblog. Il cibo dei grandi cuochi. Il cibo dei grandi cuochi che si prestano a "inventare ricette" per i fast food e per le catene di distribuzione, come gli stilisti hanno fatto per Zara, Mango o H&M. Il cibo di casa. Il cibo spazzatura. Il cibo della tv. Il cibo dei libri.
Il cibo in tutte le salse!

L'alimentazione è uno dei temi più popolari degli ultimi anni (decennio?).
Quanti sono i programmi che parlano di alimentazione, cibo e ricette in televisione?
Provo a fare un elenco con quelli che mi vengono in mente: La prova del cuoco, I menù di Benedetta, Cuochi in fiamme, Cuoco per un giorno, Cucina con Ale, Cucina con Buddy, Il Boss delle Torte, Fuori menù, L'Ost, Q.B., Mixeur, Top chef, Masterchef, F-World, Cucine da incubo, Hell's Kitchen, Gordon in tutte le salse, l'altro socio inglese di cui non ricordo il nome (Jame?), Eat Parade, Linea verde e blu, Domenica in piazza, On the Road Again..Spain, Gualtiero Marchesi e la cucina totale, tutti i programmi che parlano di problemi di salute legati all'alimentazione da quelli che fanno vedere diete a quelli che parlano di operazioni (orrore personalmente), tutti gli angoli che si dedicano a questa tematica nelle trasmissioni generiche...altro? Il digitale ha sicuramente aiutato questo dilagare.


Poi non parliamo delle riviste e dei libri. In una puntata di Mixeur, una editrice parlava della raccolta di libri che avevano dedicato alla cucina e di come questo trend sia comunque destinato a chiudersi presto perchè il mercato è saturo, la gente non è più in grado di fare una selezione del prodotto, poichè uno sembra valere l'altro, e anche i rivenditori e le librerie sono stanchi di sentirseli proporre, per non parlare della presenza di ricette su riviste e quotidiani. Tutte le grandi librerie, oltre ad inserire bar e prodotti alimentari al loro interno, hanno allargato il reparto dedicato a tutti gli chef che sono in noi, ma effettivamente i volumi sono uno uguale all'altro e non danno nulla di più rispetto al loro vicino di scaffale. Un peccato.Però vorrei dare una nota di merito ad Ikea, che cavalcando sempre i trend e rigirandoli a proprio favore e a propria immagine, ha pubblicato e distribuito gratuitamente solo in Svezia (in Italia no, vero?) questo libro di ricette accattivante e divertente, che prende spunto dai loro libretti d'istruzione.







La rete ormai è più o meno inchiodata a nomi già noti, che grazie alla rete sono riusciti a realizzare sogni e progetti paralleli (Cavoletto uber alles e il suo blog è bellissimo sia per le ricette sia per le fotografie). Alcuni hanno poi lasciato i blog in balia del non aggiornamento (ma le ricette sono rimaste e questo è un bene), altri hanno dovuto rallentare il ritmo di pubblicazione, altri hanno integrato le ricette ad altri interessi. Anche in questo caso ci sono le mode: come un periodo che tutti proponevano ricette con il macha, o un altro in cui c'erano cup cakes ovunque, o la moda della pasta madre, ecc..
Ognuno grazie alla rete è in grado di costruirsi un ricettario personale prendendo le foto e le ricette pubblicate da chi ha un blog. Chi di voi tra i preferiti non ha almeno un blog che parli di cucina? E devo dire che è un grazie perchè ha portato una ventata di innovazione, la scoperta di nuovi gusti, nuovi ingredienti e la condivisione per tanti appassionati e anche chi non sa far bollire l'acqua sogna o sperimenta guardando le belle foto dei piatti.


A me piace molto la cucina, dicono che cucino bene e a volte mi chiedono di preparare dei piatti particolari per cene o per occasioni speciali. E devo ammetterlo: seguo i programmi sopra elencati e non mi stanco (ovviamente seguirli tutti è un pò impossibile poichè si ha una vita fuori da casa). Mi piace vedere anche i programmi non made in Italy, perchè vedi abitudini diverse, capisci modi di vivere e di comportarsi. Il cibo può dire moltissimo, anche se non ci pensiamo. Guardare cucinare Gordon non è come guardare cucinare Borghese, nè per le cotture, nè per gli ingredienti, nè per le porzioni. Guardare cucinare italiano in un programma italiano è diversissimo da guardare cucinare italiano in una trasmissione di un altro paese (che ne dica Buddy o chi altro. E a volte inorridisci e ti poni domande).



Ma il cibo entra anche in posti che non ci vengono subito in mente. A parte la tematica dell'Expo 2015 di Milano, possiamo trovare questo trend anche nell'architettura: ci sono diversi master sul design del prodotto alimentare o per la ristorazione, ci sono concorsi internazionali di progettazione per market lab o food court, i progetti per i mercati coperti sono tornati a farsi sentire, le richieste di rinnovo di locali non si contano. Oggi come oggi il prodotto non lo vendi più solo per il suo gusto o per necessità. Il cliente cerca il particolare, l'esperienza unica, lo stile che lo distingua dagli altri. Il prodotto alimentare si vende prima con gli occhi e il pensiero creando l'ambiente giusto, le luci giuste, il packaging giusto.
La cura tutta nordica per gli ambienti interni (innegabile! anche il loro clima aiuta), per creare locali al massimo personalizzati e che non possano essere confusi con altri (cosa che qui a Milano può capitare tranquillamente) sta avendo le sue influenze anche qui in Italia. Vedi bar e ristoranti diversi (non dico nuovi o innovativi, ma magari piano piano ce la faremo anche in questo), che vogliono emergere curando i prodotti dalla produzione, solitamente in cucine e laboratori a vista o visitabili (adesso anche McDonald's ti offre la possibilità di fare un giro turistico nelle loro cucine), sino al momento in cui lo acquisti, con confezioni fresche e di design, spesso dall'aria vintage, che presentino la cupcake o la busta di thè come qualcosa di assolutamente esclusivo pensato da te per te, o con nomi che ricordino i tempi della nonna in un recupero della genuinità di un tempo e delle tradizioni, o al momento del servizio, con tazze che puoi scegliere personalmente, con arredi casalinghi o con cui possiamo avere confidenza e non assetici e troppo freddi, con sorrisi e fiori provenzali, per fare un esempio.


Tutto questo notando il trend inverso: le persone non cucinano più, anche in Italia. I nuovi appartamenti vengono pensati per non avere la cucina, relegata ad un angolo o ad una parete e a vista, con oggetti di design, bei mobili, superfici preziose, che non contemplano la macchia di olio e cucinare è impensabile e poi come si fa se l'odore va per casa? In quelli da ristrutturare vengono ridotte per dare più spazio a sgabuzzini o camere di servizio e una grande cucina abitabile è considerata uno spreco. La voce cene fuori è presente nelle spese di tutte le famiglie, anche in periodo di crisi. Le pubblicità di cibi già pronti, che rispettano il gusto della cucina casalinga, da scaldare in 5 minuti sono ovunque (ieri mattina nella mia fermata di metro ho contato 6 cartelloni pubblicitari tra Salti in padella e sughi già pronti). Take away, kebap e negozi di surgelati crescono come funghi.


La cucina è alla portata di tutti e non ci stanchiamo mai di parlarne. In un libro che ho letto recentemente si parlava dell'educazione alimentare. In un passaggio si faceva notare una cosa confrontando vecchio e nuovo continente: le donne francesi e italiane parlano continuamente di cibo, di buona tavola, di ricette. Viene spontaneo e anche ad una cena tra amiche o in occasioni in cui non conosci bene le persone con cui sei non manca mai come argomento, anche un piccolo accenno. Secondo l'esperienza dell'autrice invece le americane non parlavano di cibo, non hanno ricette e non le condividono più di tanto, si consigliano al massimo take away e prodotti già pronti. Il libro era rivolto ad un pubblico Usa e consigliava di prendere esempio dalle donne di queste nazioni per una buona educazione alimentare. La dieta mediterranea. Una cosa che mi ha colpita è leggere il consiglio successivo di non mangiare la pizza più di tre volte a settimana...e lì mi sono fermata e ho pensato: "chi diavolo mangerebbe pizza più di tre volte a settimana. Una è più che sufficiente!" e di non tenere l'impasto per biscotti da spiluccare a portata di mano. E lì non ho voluto neanche fermarmi a pensare, poichè durante l'estate mi era capitato di vedere Teen Cribs e una bimba che mostrava orgogliosa il minifrigo di fianco al letto della camera con dentro bibite e un vasetto di preparato per biscotti che lei amava tenersi vicino.

L'alimentazione è un tema che mi sta a cuore. E mi sono dilungata anche troppo. Ne tornerò a parlare, magari in maniera meno approssimativa

A Presto
M.M.


sabato 5 novembre 2011


Chi ha paura della Barbie tatuata firmata Tokidoki?
La Mattel ci ritanta. Questa volta ci saranno ancora lamentele? Oppure diverrà un oggetto da collezionisti?

A Presto
M.M.

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