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mercoledì 10 settembre 2014
In the street - New York Fashion Week
Zompettando qua e là alla New york Fashion Week si trovano spinti interessanti e semplici copia/incolla pieni di banalità. Ma sempre divertente osservarne la varietà.
A Presto
M.M.
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giovedì 27 marzo 2014
giovedì 13 marzo 2014
giovedì 21 novembre 2013
Salviamo la Faccia
MadeMode l'altro giorno ha fatto un passo epocale per la storia della bellezza e dell'essere donna.
MadeMode è entrata in una profumeria.
MadeMode è entrata per comprare un fondotinta.
Premessa:
la nostra eroina, con i postumi di mesi passati a scoprire quanto possa fare schifo il genere umano (esperienza che pensava già conclusa con le superiori), con nuovi livelli di maleducazione e mancanza totale di morale, buonsenso e pudore nelle persone, bistrattata da chiunque, carica di lavoro come un mulo, con orari che possono quasi competere con l'università e svolgendo un incarico che non vorrebbe, oltre a notare il progressivo disfacimento del suo corpo, i rotolini e la cellulite che si sommavano tra loro, capelli che 6 giorni su 7 risultavano da lavare, stragi di guardaroba ormai logoro e ripetitivo, è arrivata a sentirsi dire dal proprio fratello: "tu ti trascuri troppo e non va bene per una ragazza".
...Tu ti trascuri troppo...
Lo stesso fratello che se ti tagli 30cm di capelli e ti fai rossa non lo nota se non dopo che glielo fanno notare altri.
...Tu ti trascuri troppo...
MadeMode passa un paio di giorni ad osservarsi.
Osserva la quotidiana divisa che indossa giorno dopo giorno, stessi colori, stessi abiti da almeno 3-4 anni a questa parte, dimezzati dall'aumento di seno, osserva i rotolini che si sono formati, osserva l'incuria delle parti del corpo che aspettano la ceretta come una liberazione, qualche raggio di luna nella chioma nera e ribelle in perenne stato confusionale anche se legata, la pelle piena di punti neri e per nulla liscia ed omogenea, le sopracciglia in ricrescita, ...
MadeMode conosce il proprio stato di decadenza, lo nota, vorrebbe fare qualcosa, ma impotente non sa da dove cominciare e poi c'è sempre qualcosa da fare prima e quando è a casa desidera solo riposare la sua schiena a pezzi sdraiandosi su un letto. Sa che più che una fatica fisica è una spossatezza mentale, ma la montagna ha cominciato a franare quando ha deciso inconsapevolmente assecondando la sua abnegazione che in nessun momento lei sarebbe venuta prima di altro, soprattutto il suo aspetto, poichè lei è una vita che combatte per non essere considerata solo un corpo con il surplus di una testa funzionate.
Però il verdetto arriva, e arriva per bocca di un fratello che spesso non commenta e non nota, ma quando lo fa vuol dire che MadeMode ha raggiunto la soglia di inaccettabilità.
Salviamo almeno la faccia (dopo l'ennesimo raptus omicida che ha colpito la scatola delle borse, alcune risalenti tipo alla quinta elementare).
Torniamo a oggi..
Quindi MadeMode entra in una profumeria e una minuta commessa sorridente e marrone cioccolata (non perchè fosse di colore) le viene incontro.
"Posso aiutarti?"
Esitazione. Sa che sta per entrare in una valle di lacrime e vorrebbe al suo fianco la sua amica, che ha un beauty grosso come una scatola di scarpe dedicato solo ai rossetti.
"Ehm, sì. Vorrei un fondotinta, ma chiaro, sai...sono molto chiara.."
"Ah. Chiaro? ..come te?" rispose la sventurata.
"No,come il tizio che mi sta dietro" pensai io, ma mossi leggermente il capo sorridendo.
"Di solito quale usi?"
"Non ne uso"
Primo livello di panico.
"Che marca di trucchi usi, allora?"
"Non mi trucco"
Secondo livello di panico.
"E che creme usi quotidianamente?"
"Non uso creme quotidianamente"
Panico evidente. Comincia a girare sul posto e guardarsi in giro.
Dal suo strato di cerone cioccolato fondente probabilmente mi considera un primitivo.
"Preferisci provare un fondotinta tradizionale, una cipria, una terra o un BBcream. O magari un classico Prime un poco colorato"
"Santa Silvia aiutami tu" invoco la mia amica perchè non so di che differenze mi stia parlando. La guardo spaesata e lei sgrana gli occhi e spalanca la bocca incredula.
Ormai l'imbarazzo e il panico ci guideranno.
La commessa afferra la prima bottiglietta a tiro.
"Questo deve essere perfetto per te" una sorta di esorcismo che suona più come un vade retro Satana.
Si versa il prodotto sulla mano e mi dice: "Vedi com'è chiaro".
"O forse sei te che sei cioccolato?"
Alzo il mio arto indiferso.
E' pronta ad afferrarmi la mano ma io giro di 180° il polso e scopro l'abbagliante bianco del mio braccio.
Questo non se lo aspettava, ma io so che se non va bene lì non andrà bene per il mio volto, non ci casco.
Mette una puntina di prodotto e conosce già il verdetto: pian piano vedo sulla mia pelle formarsi una macchia gialla, quasi come un risotto alla milanese.
"Beh chiaro è chiaro". Sospiro. Il panico è abbastanza passato anche se la ridarola dell'imbarazzo di una clienta che viene da Marte è dura a morire.
"Non hai altro?"
Si ferma. Pensa. Alza un dito e mi dice aspetta. Sparisce dietro un muro di colli di prodotti appena arrivati, si arrampica su un dispenser mezzo sepolto e viene con un tubetto che non mi augura nulla di buono: sottile e marrone. Questa volta il panico probabilmente è sul mio volto.
"Fidati chi prova questo non torna indietro".
Mi mette una puntina di prodotto, rosato. Penso già che il risotto alla milanese verrà accompagnato da una crema di fragole. Invece il prodotto si dissolve, diventa impalpabile, liscio, vellutato, si trasforma in una morbida cipria e si adatta in maniera impressionante al mio incarnato, che diventa omogeneo e compatto.
Aveva ragione mi conquista. Lei lo intuisce.
"Avevano prodotto solo due versioni di questo prodotto: blonde e brunette. Ma è così andato a ruba che hanno fatto questa: nude. Proprio per chi è come te. E' una terra cipriata o terracotta"
"Una che?" continuo ad accarezzare la pelle colpita dalla morbidezza (che poi so che sulla faccia non sarà mai così, però è bello). Faccio la prova con la manica e ne esce pulita. Non macchia neppure.
"Quanto viene?"
"Ehm..40"
Il sogno finisce in frantumi.
Wow. Aspetta. Quanto?
"Ehm..qualcosa di simile... a meno?"
"Eh difficile.."
"Provaci e sorprendimi"
"ma questa è una terra-cipriata"
"E che differenza c'è con il fondotinta?"
"E' una terra-cipriata"
Va bene che sono analfabeta in cosmesi ma non in italano.
"E la differenza?"
"E..si asciuga quando la stendi, diventa una cipria a contatto con la pelle e non ti lascia il senso di crema. E poi entra nei pori e te li chiude ben bene"
Ok, punto a tuo sfavore: ho la fobia dei pori occlusi dai prodotti per la bellezza. Ho i punti neri non voglio peggiorare la situazione dei miei pori.
Capisce che la risposta non mi ha soddisfatta. Ritorna il panico della vendita.
"Per la tua pelle però sono pochi i prodotti così chiari. Probabilmente sono tutte BBCream"
"Che a differenza del fondotinta e della terra-cipriata sono.."
"Bah, un misto tra Prime e crema colorata"
Nota il mio sguardo "..e il Prime è la base che metti sul viso prima di truccarti".
"Come la crema idratante"
"No"
"Mi arrendo e mi fido di te"
Mi fa provare una crema scura come la morte, una gellosa che non capisci come possano produrla, una così lucida che quasi potevi abbronzarti, una che non colorava nulla, una che mi irritava. Alla fine approda sulla BBCream della casa. Tono perfetto.
"Ma diventa lucida e si scioglie a contatto con la pelle?" memore di alcuni ceroni che ti fanno apparire come se avessi una maschera di chiare d'uovo sulla faccia.
"No non dovrebbe"
Sperem
Alla fine cedo: "Prendo questa e quella di prima e li provo. Tanto li uso così poco che li ammortizzo".
Finalmente felice può liberarsi di me.
"Aspetta! Ma come le metto? Vanno bene le dita?"
La commessa si gira come può girarsi solo una madre superiora prima di bacchettarti.
"Fingo di non aver sentito, ma se vuoi usa le dita. Forse meglio la spugnetta".
"Però la spugnetta assorbe molto prodotto e lascia le strisciate, no?"
"Allora fa un'esperimento e usa il pennello"
Ci guardiamo e lei sa bene cosa sto per dire.
"Quale?"
Se avesse potuto avrebbe fatto un palmface violento.
Mi prende un pennello e me lo mette in mano.
"Auguri. Vuoi dei campioncini? Che profumo usi? o preferisci trucchi?"
Poi si ferma imbarazzata. Non mi ha fatto sprecare fiato questa volta.
Cassa, sottoscrizione carta fedetà (?), bancomat, sacchetto e campioncini e via con la consapevolezza di voler provare quella sera stessa uno dei due prodotti, sperando di salvare la faccia.
Un piccolo passo per una donna, un grande passo per l'umanità.
...
55 minuti di traffico dopo, una corsa sotto la pioggia per cambiarsi con il primo vestito nero a portata di mano, ombrello, il tifone che ti ha già bagnata e scombinata tutta, capelli legati e via di corsa già in ritardo abbondante per una cena.
Le creme? Intatte.
Questa città e la mia vita non mi danno tregua.
A Presto
M.M.
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martedì 19 novembre 2013
martedì 5 novembre 2013
Black is Black
Cromatica
Quando l'Inghilterrà uscì dai rigori color fumo di Londra del secondo dopoguerra cambiò stile: allungò i capelli dei ragazzi, accorciò le gonne delle ragazze, sostituì le canzonette perbene d'una volta con la rivoluzione musicale dei Beatles e i colori vieux rose delle tappezzerie con l'arancione ed il violetto delle plastiche. Erano gli anni di Yellow Submarine. Quando l'Italia stava per entrare nella Prima Guerra Mondiale, invece, si vestì di plumbeo e successivamente mise la camicia nera. L'Italia degli anni Cinquanta si risvegliò al colore con allegria, per dimenticarlo poi con i nuovi anni di piombo. E poi gli anni Ottanta cambiarono ancora una volta cromatismo per scoprire i pastelli del postmoderno. Oggi il diavolo veste Prada, in nero ovviamente, il che consente di confondere in discoteca il nipponico e l'australiano. Il colore forse è vita ma sicuramente la vita, quella in corso nella storia della società, determina il colore. Con regolarità ciclica i maschi si son vestiti di nero: ogni qualvolta hanno deciso una orte unificazione dei nuclei sociali. Così fecero i puritani inglesi di Cromwell nella loro conclamata frugalità, così fecero i loro parenti olandesi, borghesi e come tali esaltatori del lusso in nero che era nelle vesti identico a quello policromo della corte del Re Sole. Così fece quasi tutta la borghesia d'Europa quando si mise in frac nell'Ottocento in quanto alla nuova classe vincente non si potevano consentire fantasie coloriste delle vesti nobiliari del Settecento, secolo misterioso ed inquietante durante il quale l'aristocrazia francese e britannica era sgargiantissima mentre già a Venezia tutto era ton sur ton come nelle musiche di Vivaldi. Allora solo alcuni pittori intuivano la mutazione che da lì a poco avrebbero imposto la ghigliottina. Füssli, Blake e Magnasco sentivano l'atmosfera angosciante che stava crescendo, forse la percepiva anche il morbido Watteau. All'opposto Parigi all'inizio del XX secolo, San Pietroburgo e per un poco anche Roma, stavano annusando aria nuova in un clima di borghesie liberali che stavano affondando. E' lì che si trovano le ragioni delle esaltazioni cromatiche di Debussy e di Toulose-Lautre, la corsa successiva per il "fauvisme" e al contempo le esaltazioni plastico dinamiche dei primi futuristi. Qualcosa di grave stava per succedere: si trattava di reagire a troppi uomini in frac. Oggi anche le signore si vestono in nero. Fra poco potrebbe scoppiare la rivoluzione, quella d'un nuovo colore, almeno.
- Philippe Dverio, da "Art e Dossier", n°263 febbraio 2010
Ho voluto accompagnare questo testo tratto da Art e Dossier di Philippe Daverio con le foto delle proposte autunno/inverno 2013 di H&M e Zara (chi le distingue è bravo) perché mi sembra una bella lettura dell'uso del colore nelle varie epoche e la sua ciclicità. Nonostante sia un pezzo del 2010, l'augurio finale che prima o poi torni il colore, perché coinciderebbe con un periodo di ripresa, sicuramente al momento non è né ascoltato dalla storia né dalla moda. Sfogliando i cataloghi di moda e le riviste i colori cupi sono la tendenza e ciò che non può mancare nel nostro armadio è il nero. Non che io mi trovi male, anche se negli ultimi mesi sto cercando di introdurre del colore nel mio vestiario e di costringermi di tanto in tanto a comprare cose che non comprerei, a sorta di terapia contro la mia quotidiana divisa. Però se l'alternativa devono essere improponibili fantasie psichedeliche o colori evidenziatore torno alla formalità della mia scala di nero e jeans.
A Presto
M.M.
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