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sabato 9 novembre 2013

Ana e Mia




Nella Home Page di Vogue.it se scorrete fino infondo c'è ancora il link per una campagna promossa dalla rivista da diverso tempo sull'anoressia e bulimia. Un male che affligge giovani e meno giovani in un mondo in costante attenzione sull'aspetto fisico e il confronto con modelli non sempre raggiungibili.


FIRMA CONTRO I SITI E I BLOG PRO-ANORESSIA

"Leggendo che oggi si incolpa Facebook come causa principale dell'anoressia e non ritenendo possibile che un social network da solo possa prendersi carico della diffusione di questo fenomeno, mi sono documentata e ho trovato che ci sono migliaia di siti e blog pro-anoressia che non solo supportano questo male, ma spingono i giovani alla competizione sulla loro 'forma fisica'.

Vogue Italia, il giornale per antonomasia che si occupa e promuove l'estetica, il visuale e il bello, ha deciso di utilizzare la sua autorità e il suo bacino di utenza sul web (oltre 1 milione di utenti unici al mese), per battersi per combattere l'anoressia e raccogliere le firme con l'obiettivo finale di far chiudere questi siti.

La moda è sempre stata incolpata di essere una delle cause principali e questo impegno è invece la dimostrazione che la moda si mette in gioco in prima linea per combattere l'anoressia"

Franca Sozzani

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Ana è la personificazione dell'anoressia nervosa ed è la protagonista dei racconti di moltissimi blog pro-ana.

La autrici di questi diari segreti on line parlano di Ana come di un'amica molto cara, la difendono se viene attaccata dagli estranei e si ispirano a lei come ad un modello di bellezza perfetto.

Ana in realtà è una malattia che può portare alla morte e questi blog sono pericolosissimi perché contengono le istruzioni per diventare anoressiche e le autrici si spalleggiano tra loro per arrivare all'obiettivo della perdita di peso.

Insegnano a vomitare, consigliano lassativi e diuretici, esortano e ammirano chi è capace di rifiutare il cibo, insultano chiunque faccia loro notare che Ana è una malattia da curare. Il problema è che questi siti sono alla portata di tutti, soprattutto delle adolescenti disorientate che cercano una risposta ai loro piccoli problemi dati dall'età.

Rebecka Peebles della Johns Hopkins Bloomberg School of Public Health di Baltimora ha monitorato 180 blog pro-ana e lancia un nuovo allarme.

La ricerca, pubblicata sull'American Journal of Public Health, ha trovato nei diari pro-ana una miniera di pericoli di facile accesso a chiunque si colleghi a internet: l'80% dei siti pro-ana è dotato di applicazioni interattive (come i contatori di calorie), l'85% pubblica foto di donne scheletriche a cui ispirarsi (chiamati thinspiration), l'83% dà consigli per dimagrire velocemente e su come impegnarsi nell'obiettivo di avere il totale controllo del proprio corpo per arrivare a 45 chili o meno.

Il 24% dei siti è stato bollato come molto pericoloso per i lettori.

Questi blog però devono essere considerati anche come delle urla di aiuto: "Per molte pazienti internet diventa un modo per esprimere i propri sentimenti - concludono gli autori - invece di gestirli attraverso tradizionali modelli di cura come la psicoterapia".

È necessario spiegare alle giovanissime che non è nella magrezza che si trova la perfezione, in modo da promuovere un canone estetico in cui la salute sia parte integrante della bellezza.

L'ABA (Associazione Bulimia Anoressia) fondata da Fabiola de Clercq, nel 1990 è una delle realtà più affidabili per il trattamento delle ragazze che hanno capito di avere bisogno di aiuto. Per contattarli c'è un numero verde: 800 16 56 16.

Fabiola De Clercq


In un altro post si invitano le blogger ad essere ambasciatrici di messaggi positivi e chi può mettere in campo azioni che spieghino come sia vuoto ciò che molte credo l'apoteosi della perfezione estetica e fisica.


Come si dice sopra spesso è la moda che viene accusata di essere portatrice di messaggi negativi (in Italia penso sia peggio la Mediaset e i vari programmi con veline, letterine, e via dicendo. Consiglio la visione in tal proposito di un video-documentario che si intitola "Il Corpo delle Donne" a cura di Lorella Zanardo, giornalista che ha fatto una propria missione la lotta allo sfruttamento dell'immagine del corpo femminile), quindi la moda prende l'iniziativa ormai da diversi anni. Diverse le campagne sul tema, di cui quella che fece maggiore scalpore fu quella di Nolita con la modella anoressica messa davanti a tutti sui cartelloni pubblicitari e fotografata da Oliviero Toscani. Milano proibì le modelle in passerella che non rispettavano delle misure minime, con furia di molti stilisti e agenzie di moda, che per non subire troppe critiche negative che si sarebbe tradotte di pubblicità negativa e in minor guadagno hanno ingerito il boccone amaro. Più recente la dichiarazione del colosso Abercrombie di trovare soggetti indesiderabili nei propri negozi uomini o donne con una taglia superiore alla M e che comunque non troverebbero nulla da indossare perché non producono neppure capi con simili misure: oro vestono solo persone "fighe" e gli altri danneggerebbero la loro immagine. Ovviamente seguì notevole polemica e anzi a mio parere gli si è data poca enfasi perché io vedo ancora file davanti ad uno dei negozi più tristi del centro di Milano. Ma si sa è un modo per distinguersi (?).


Penso che le azioni più importanti siano anche quelle fatte nel quotidiano: una parola detta ad una amica che ha le crisi isteriche se mangia un cioccolatino; alla figlia della vicina che mangia solo cose di un determinato colore (questa non l'ho mai capita molto bene, ma pare sia diffusa); all'amico che smette di mangiare per un mese per poi ingozzarsi di carne e mcdonald's poco dopo, ma prende la Cocacola light perché se no ingrassa; a riconosce anche noi stessi quando eccediamo in un senso e in un altro.


Sicuramente le mie parole sono poco, so di avere un blog che non raggiunge numeri astronomici, ma è pur sempre una piccola azione e una goccia in un mare enorme come quello della rete.

A Presto
M.M.

sabato 26 ottobre 2013

Lipstick Index



Ispirazione
Inspiration


Rossetto
Lipstick
 

Secondo voi è possibile capire l'andamento dell'economia mondiale da un semplice rossetto? 
Anche se “semplice” non è un termine appropriato, il rossetto è un belletto che esiste dal tempo degli antichi egizi. Ha cambiato la storia, basti pensare come negli anni '20 le donne iniziarono ad usarlo in pubblico - una cosa considerata un tabù a quei tempi - per affermare il loro ruolo di donne e non essere più considerate solo madri e casalinghe. Un esempio più recente è avvenuto nel Maggio 2013, con la vicenda della Turkish Airlines, una compagnia aerea turca, che proibiva alle hostess di truccarsi, così, in segno di protesta migliaia di donne hanno "postato" nei social-network, foto nelle quali si ritraevano indossando rossetti dai colori sgargianti. Negli anni il rossetto ha cambiato colori e composizioni, ma è sempre restato un alleato per ogni donna, a quanto pare, soprattutto durante le recessioni economiche.

lipstick index
Questo termine è stano coniato da Leonard Lauder, presidente di Estee Lauder, durante la recessione del 2000. Lauder, ha notato come durate i periodi di crisi ci sia un aumento delle vendite di rossetti, prendendo in esempio diversi periodi storici, come il 1929, il 1942, ect...
Questa teoria è stata verificata durante la recessione del 2001, dopo l'attentato alle torri gemelle, ci fù una recessione che costrinse gli U.S.A. ad abbassare all'1% il tasso di interesse, per assurdo però le vendite dei rossetti ebbero un boom, anche se l'economia globale diminuiva. 


Il rossetto rosso è uno dei cosmetici con il più grande livello di potere psicologico: molte donne lo indossano come antidepressivo nelle giornate meno positive e la svolta a livello di autostima è decisamente percepibile. In periodo di crisi, non potendosi permettere una borsa costosa o un altro vezzo, le donne si concedono il lusso di regalarsi un lipstick, capace da solo di donare fiducia, bellezza e sicurezza in se stesse e probabilmente anche nel futuro. Lo studio del Lipstick Index è stato ripreso da Rimmel London che ha riscontrato un aumento della vendita dei suoi rossetti del 30,1% da settembre a novembre 2012. 
Rimmel ha inoltre effettuato una ricerca sul rapporto tra donne e lipstick e quanto emerso non può far altro che confermare il legame che le unisce: è amore! A settembre 2012 sono state intervistate 492 donne, 419 utilizzatrici abituali di rossetti, tra i 15 e i 65 anni. Il primo dato emerso è che le donne italiane utilzzano il rossetto per piacere a se stesse e sentirsi più sicure, piuttosto che per conquistare gli altri. Il 5,7% afferma di non usarlo o di non averlo mai usato. Le donne che usano il lipstick con più frequenza (92%) sono nella fascia d'età fra i 25 anni e i 35 anni e fra i 45 anni e i 54 anni, mentre nella fascia d'età tra i 35 e i 44 anni l'utilizzo diminuisce fino all'82%. 

In questo 2013 è stato notato che il livello di vendite dei rossetti è più o meno invariato, mentre negli ultimi mesi/anni è aumentato maggiormente il numero di vendite legate agli smalti e ai cosmetici per le mani.
Anche se cambia il prodotto, la sostanza è quella: nei momenti di crisi vogliamo metterci maggiormente in mostra e splendere nel buio.


A Presto
M.M.

domenica 16 gennaio 2011




Togliendo la parentesi Blogger nostrani vi consiglio la visione di Tg2 Dossier.


Molto interessante

A presto
M.M.

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